Memoria per l’Ambito Territoriale Ottimale A.T.O. 4 CUNEO
Una prima pesante avvisaglia a metà Agosto 2008, ai primi di Settembre 2008 le acque del Belbo, il nostro torrente sono state interessate da un inquinamento di una inaudita intensità e violenza con conseguente degrado ambientale dell’intera asta del torrente e del relativo ecosistema.Non era più un torrente ma una fogna a cielo aperto. Acque nere, bluastre, tendenti a un inteso ceruleo, molto maleodoranti, con miasmi persistenti nell’arco di tutte le 24 ore.
Lo stato delle acque del torrente se così si potevano ancora chiamare avevano raggiunto condizioni tali da paventare anche conseguenze possibili di carattere igienico sanitarie, con molestie persistenti alla popolazione.
Alcuni cittadini nelle case lungo il torrente ( anche centinaia di metri), e turisti in visita a Canelli per la manifestazione Canelli Città del Vino sono stati presi da conati di vomito.
Queste condizioni sono state subito segnalate dal Sindaco, dal Consiglio Comunale di Canelli con un Ordine del giorno approvato all’unanimità, e da singoli cittadini a tutte le autorità competenti con richiesta di interventi immediati e risolutori.
La popolazione è stata sottoposta successivamente e per molto tempo circa 3 mesi a continue esalazioni maleodoranti provenienti dal letto del corso d’acqua.
Quella era la situazione, il Belbo non era,… non era più.., il nostro torrente non esisteva più
Non era certamente H2O + qualche minerale + la relativa durezza in KH o in gradi francesi, nè, come la definisce l’enciclopedia “l’Acqua è un liquido incolore, inodore e insapore”, insapore non so, non ho avuto certamente il fegato per assaggiarla, ma incolore e inodore, lascio a tutti quelli che hanno visto e odorato il giudizio. (abbiamo tutti gli occhi per vedere il naso per odorare e il cervello per giudicare)
Successivamente dicembre–gennaio anche dopo piogge di una certa importanza, anche intense, che hanno provveduto a pulire il fondo, l’inquinamento si è ripetuto non di quella pesantezza anche perché la portata d’acqua del torrente era decisamente superiore. (Acque nere bluastre, odore anche intenso che si dissolveva in 6-8 ore lasciando comunque nuovamente deposito limaccioso di colore ceruleo sul fondo) Vi ho tediato con questa ricostruzione che certamente conoscevate, ma possiate rendevi realmente conto che la città di Canelli in particolare ha subito una violenza inaudita , le comunità a valle anno avuto la metà dell’inquinamento misurato in COD, mentre al ponte di Corso Libertà di Canelli i COD erano 430 circa, invece a valle del depuratore della città di Canelli i COD rilevati erano 230, effetto dovuto alle acque effluenti la depurazione di Canelli, che hanno quindi diluito le acque provenienti da S.Stefano Belbo.
Quindi le comunità a valle hanno avuto un effetto dell’inquinamento attenuato rispetto alla cttà di Canelli. E’ da queste circostanze che nascono le associazioni ambientaliste come la nostra
VALLE BELBO PULITA
non è stato possibile farne a meno
Canelli è stata , ed è tuttora in questo campo una città virtuosa da quasi 26 anni depura le acque reflue da quando ha costruito il primo depuratore della valle e immesso quindi nel Belbo acque depurate sobbarcandosi da sola e per prima l’onere a beneficio di tutte le comunità a valle, anzi ha cominciato a costruire nelle nuove zone di ampliamento fognature separate per le acque pluvie da avviare direttamente nel torrente senza aggravare il depuratore, e con relativo risparmi energetico
L’amministrazione della città di Canelli tramite i suoi funzionari e consulenti tecnici ha sempre valutato attentamente la qualità e la quantità delle acque reflue provenienti dagli insediamenti civili, e quelle in abitanti equivalenti delle attività produttive, siamo sempre stati consapevoli che un impianto di depurazione, può essere gestito bene se la quantità
di acque reflue e la qualità delle stesse espresse in abitanti equivalenti raggiunge i 2/3 della reale potenzialità dell’impianto di depurazione, assolutamente non è lecito superare i 3/4 il restante spazio residuo di 1/4 deve essere assolutamente( a nostro parere) lasciato libero per eventuali emergenze. Quanto più la quantità e la qualità delle acque reflue si avvicina ai 4/4 e quindi alla curva del limite massimo può succedere che passi in stato di anaerobiosi e il tutto non funziona più , e rimettere a regime nuovamente l’impianto non è così semplice e immediato
Occorre essere tutti consapevoli , gestori, attività produttive, cittadini, che il tutto funziona correttamente, se c’è collaborazione, ad esempio, un attività produttiva deve scaricare correttamente la qualità e la quantità giornaliera indicata nella autorizzazione dell’ente gestore dell’impianto.
Se quella succitata attività produttiva, nella stessa giornata scarica da 3 a 4 volte la quantità giornaliera autorizzata, va ad occupare in parte lo spazio residuo dell’impianto di depurazione, non parliamo poi se questa operazione viene fatta da più attività produttive contemporaneamente.
Tutti assieme dobbiamo essere consapevoli che l’acqua sta diventando sempre più scarsa e che abbiamo il DOVERE di lasciare alle generazioni future, non troppo lontane, ai nostri figli, un ambiente vivibile, in un discreto benessere.
Ritengo che ci sia un falso tornaconto a non fare funzionare i depuratori, o a farli funzionare con pressappochismo non è pensabile valutare il profitto di una scorretta gestione delle acque raffrontando alla eventuale sanzione, è veramente giunta l’ora di ripensare ad una corretta gestione delle acque, che sono un Bene di tutti.
Un gestore di impianti di depurazione sia pubblici che privati non può certamente solo limitarsi a pensare che deve fare unicamente e solo profitto, un impianto di depurazione è un grande costo, costo che tutti dobbiamo accollarci proporzionalmente a quanto inquiniamo.
Dobbiamo essere consapevoli che lo scopo di un impianto di depurazione è quello di restituire acqua il più possibilmente pulita, nei fiumi o torrenti, specie in un torrente come il Belbo, cronicamente in carenza idrica.
Questa è una partita che deve essere gestita con la massima flessibilità di mezzi e operatori presenti nell’impianto, operatori professionalmente preparati, anche a gestire eventuali emergenze improvvise.
Il fiume scorre da monte a valle, trascinando l’acqua o i veleni.
Solo collaborando tutti assieme potremo cominciare a risolvere questi gravi problemi.
La gente della valle sembrava rassegnata a questo declinante destino.
UNA COMUNITA’ RASSEGNATA NON HA UN FUTURO
Io non mi sono mai rassegnato e non mi rassegno, con altri cittadini che non si rassegnano, abbiamo costituito trasversalmente l’associazione pronti a fare il nostro dovere di costante vigilanza affinché vengano rispettate almeno le leggi, anche se per un torrente come e il Belbo con una cronica carenza di acqua occorrerebbe andare oltre e depurare il più possibile superando anche in modo più restrittivo le attuali tabelle di legge.
Ma questo anche se lo desideriamo lo possiamo solo auspicare
. per Valle Belbo Pulita il presidente
Gian Carlo Scarrone
Rispondi